L'educazione al Sentire di essere parte di un "Insieme", di un "Tutto" è il punto di svolta per maturare comportamenti virtuosi nella cura della nostra vita individuale e collettiva.
(Riflessioni sul volume "Cittadinanza globale e Società Fraterna" , Stella Mattutina Edizioni, 2019 - Collana Universitaria Athena, pagg. 259)
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I problemi cruciali della nostra epoca, affermano gli scienziati, cioè povertà, flussi migratori, ambiente, sicurezza alimentare «non possono essere studiati e capiti separatamente, in quanto sono problemi sistemici, vale a dire sono tutti interconnessi e interdipendenti» (F.Capra, P.L.Luisi, Vita e Natura, Aboca, 2014), come lo sono le vite degli individui e dei popoli. Conseguentemente, le soluzioni per essere efficaci devono essere sistemiche.
Ma le soluzioni sistemiche periodicamente proposte per garantire la Vita equilibrata sul pianeta sono ostacolate, come è agevole constatare, da molteplici veti da parte dei vari Paesi. Tali soluzioni, dunque, non attecchiscono, giacché esse esigono necessariamente comportamenti da parte dei popoli e delle loro guide, non più parziali e antagonisti, ma unitari e inclusivi.
I problemi collettivi, quindi, restano tuttora irrisolti e si aggravano.
Non siamo in grado di intervenire sui temi dell'ambiente e su altre gravi questioni sociali in quanto i leader dei paesi sono concentrati esclusivamente sugli interessi dei singoli paesi o di singoli gruppi, prescindendo dal bene comune. Un leader è apprezzato dal suo popolo per la capacità di garantire benessere economico e molteplici vantaggi, a prescindere da come essi sono ottenuti, anche se in danno di altri popoli o dell’ambiente naturale (creature animali comprese).
Ciò che conta è ottenere il massimo per se stessi, cioè per un piccolissima parte dell'Universo (individuo, gruppo o popolo di appartenenza).
A livello cognitivo e psicologico, il "Tutto", l'"Insieme", la "Famiglia Universale" non sono percepiti in quanto ognuno si identifica con una piccola parte che è, ove occorra, in conflitto potenziale con il "Tutto".
Su queste basi egocentriche spesso è costruita l'educazione delle famiglie, la vita politica e religiosa dei popoli.
Anche gli organismi internazionali con i loro trattati, fatte poche eccezioni, non curano il Mondo in quanto sono il tramite dei processi di scelta soltanto di alcuni popoli in relazione alla piccola parte di interessi che essi rappresentano.
Se così non fosse, non si comprenderebbe perché oggi è a rischio la stessa prosecuzione della vita sulla Terra.
Non vogliamo accettare un ragionamento che a noi appare elementare: se vogliamo far vivere il corpo umano dobbiamo curare tutti i suoi organi, così, analogamente, se vogliamo curare la Vita sulla Terra, dobbiamo occuparci di tutto il Sistema Vivente (Umanità, animali, vegetali... la Natura tutta) e non soltanto di una sua porzione in funzione del nostro particolare benessere.
![]() «Non si deve considerare solo la pianta, l’animale, l’uomo, ma si deve svolgere lo sguardo all’intero universo», scriveva Steiner, «la vita proviene dall’intero universo e non semplicemente da quello che ci dà la terra». https://www.eticamente.net |
Questo processo identificativo con i soli interessi connessi al nostro ego (della mia persona, della mia famiglia, del mio paese, della mia religione, etc.) da cui scaturiscono conflitti e guerre è generato dal fatto che noi ci sentiamo interiormente separati dagli altri e, per certi aspetti, (anche se non lo diciamo apertamente) ci sentiamo pure superiori agli altri per molteplici ragioni: chi per cultura, chi per ragioni estetiche, chi per la propria storia, chi per benessere economico, chi per la religione, chi per intelligenza, etc. Ci sentiamo superiori perché abbiamo la pelle bianca, nera, rossa o gialla, perché siamo più forti, più evoluti, più strateghi, etc.
Conosciamo popoli o istituzioni che lavorano effettivamente per il benessere collettivo del "Tutto" nella logica di "unica Famiglia planetaria"?
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Con una lettura semplificata, possiamo dire che alcuni popoli considerano la "piccola parte" che essi rappresentano come se fosse il "Tutto" e nutrono il desiderio di estendersi per dominare o occupare, indirettamente, una buona parte della Terra: chi consciamente, chi per istinto, chi mediante le leve dell'economia, chi con l'uso strumentale della fede religiosa, chi con la riproduzione della propria prole, chi con la forza militare, chi con la diplomazia, etc.
Invece, un'altra parte dell'umanità, presente presso tutti i popoli, ha scelto un cammino pacifico, fraterno e cooperativo, ma non appare essere ancora una chiara maggioranza nel pianeta.
Alcuni popoli hanno risolto talune problematiche istintuali e sul loro territorio riescono a garantire una prosperità economica. Questi popoli prevalentemente lavorano per se stessi e concepiscono l'Organismo collettivo soltanto come una proiezione dei loro interessi. Comunque, essi hanno raggiunto una certa unione interna e curano se stessi, anche se dimentichi dei benefici ottenuti direttamente o indirettamente dagli altri popoli, poveri compresi, in termini di risorse, forza lavoro, etc.
Nessun popolo da solo potrebbe ottenere il proprio benessere e d'altronde non è mai accaduto, come ci insegna la storia. Ogni popolo ha sempre bisogno degli altri popoli, così come un organo del corpo ha bisogno degli altri organi per vivere. Talvolta queste relazioni di dipendenza preferiamo non vederle.
Altri popoli, purtroppo, non hanno raggiunto un sufficiente grado di unione, sono molto divisi al loro interno e, spesso, non riescono a prendersi cura di se stessi.
Quando, poi, un popolo perde l'unità al suo interno, si indebolisce e gli altri popoli lungi dall'aiutarlo, cercano di approfittarne per acquisire le loro materie prime, industrie e nuove opportunità di mercato.
Se proviamo ad osservare dall'Alto queste tendenze dei popoli, secondo la metafora organicista (in base alla quale la terra e l'umanità sono un organismo), non scopriamo sofisticate leggi economiche o politiche, ma, prevalentemente, conflitti fratricidi, giacché ogni popolo non ha una vita autonoma ma fa parte di un unico organismo vivente. E come se vedessimo le cellule dei reni combattere tra loro o contro le cellule dello stomaco, oppure, le cellule del fegato abbandonare il loro organo per insediarsi nella milza per ragioni di comodità di vita, o le cellule del cervello imporre le proprie funzioni a tutti gli organi, oppure le cellule di un organo moltiplicarsi a dismisura per occupare tutto il corpo, oppure, le cellule dello stomaco trattenere per se le energie tratte dall'alimentazione.
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Naturalmente, ogni individuo, ogni popolo, ogni cellula di un organo deve lavorare al proprio sviluppo "a condizione però che non lo faccia unicamente per se stesso, ma pensi anche al bene della collettività. A quel punto non si parla più soltanto di collettività, ma di fratellanza. Una fratellanza è una collettività in cui regna una vera coesione, poiché ciascun individuo lavora consapevolmente per il bene di tutti" (O. M. Aïvanhov, Ideale di vita fraterna, Prosveta).
Perfezionarsi, quindi, "non è affatto egoismo, perchè l’uomo imperfetto è anche un servo imperfetto dell’umanità e del mondo. La nostra opera riuscirà tanto più utile al mondo, quanto più saremo perfetti"(R.Steiner, L'iniziazione, p.106).
Deunov spiegava che "il principio divino non si è ancora manifestato nelle nazioni. Ognuna di loro si cura solo della propria economia. Nessuna nazione è più privilegiata di un’altra, poiché ognuna ha il proprio posto. Per esempio, se alzo il braccio e tendo uno delle mie dita verso l’alto e questo dito ha deciso di essere il più privilegiato di tutti, che accadrà? Questo singolo dito indica solo la direzione, ma da solo non può funzionare, il lavoro è eseguito da tutte le dita usate insieme, poiché ognuna ha un proprio posto sulla mano. Solo quando le dita agiscono insieme, la nostra mano nel suo complesso potrà adempiere ai suoi obblighi...Quindi, quando una nazione si rende conto di essere come una parte, come un organo nell’intero organismo della umanità, che deve eseguire il suo lavoro puntualmente, allora sarà al suo giusto posto"(www.thelivingspirits.net/peter-deunov-il-risveglio-della-coscienza-collettiva).
L’effetto boomerang di questa guerra fratricida non è istantaneo, cioè non appare visibile fisicamente in tempi brevi ed in ragione di ciò i leader e i popoli continuano imperterriti nelle loro condotte. La storia umana del passato potrebbe consentirci di trarre lezioni utili per il nostro futuro anche in merito ai limiti delle aggregazioni umane fin qui realizzate.
Le cellule, l'individuo, la società, la natura tutta... siamo sistemi viventi
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Il passato, ad esempio, ci ha dimostrato che siamo riusciti a vivere, più o meno, solo alcuni dei contenuti possibili di una società basata sulla convivenza pacifica. Nel corso della storia, abbiamo assistito, è vero, a un crescente processo di aggregazione tra gli esseri umani: abbiamo formato piccole famiglie unite da legami di sangue; relazioni fondate su rapporti di amicizia e vicinato; relazioni fondate sull’appartenenza al clan, tribù, associazioni, nazioni, Istituzioni internazionali; relazioni fondate sulla condivisione di ideologie (ad esempio, comunismo e liberismo) e di sentimenti religiosi. Ma le aggregazioni umane fin qui realizzate si sono rivelate precarie e insufficienti, come risulta confermato dalle vicende di alta conflittualità che attanagliano popoli e individui fin dal lontano passato.
Queste aggregazioni sono connotate dalla parzialità in quanto sono volte a curare gli interessi limitati del solo gruppo di appartenenza, e sono potenzialmente antagoniste in quanto sono tese ad entrare in contrasto con coloro i quali sono estranei allo stesso gruppo di riferimento.
Queste aggregazioni nel loro insieme non curano il nostro Mondo e non sono in grado di garantire una pace stabile all’umanità in quanto sono protese non a curare il "Tutto", l'Organismo intero, ma ad accrescere e rafforzare taluni organi.
La scarsa credibilità delle Istituzioni europee e internazionali deriva, a nostro avviso, proprio dal fatto che esse curano soltanto limitati interessi di alcuni organi (gruppi-popoli) e se occorre anche in danno di altri organi (popoli e natura).
Eppure, da secoli gli Insegnamenti spirituali ci ammoniscono:
Ma cosa fate? Siete più che fratelli e sorelle, siete un tutt'Uno! Identificatevi con la vostra Natura Divina e non con il vostro illusorio ego!
Non siete occidentali, africani, asiatici ... siete Anime che si incarnano di volta in volta presso vari popoli per acquisire una sensibilità universale. Non lasciatevi ingannare dall'ego e dai suoi bisogni egocentrici, state combattendo contro voi stessi.
Tutti i problemi sociali sono generati dalla vostra tendenza alla separatività, dall'identificazione con la vostra natura umana e dall'identificazione dei vostri interessi con quelli dell'ego. La coscienza di separatività è, dunque, la fonte principale dei vostri problemi relativi alla vita collettiva.
Se accettiamo questa analisi, una svolta comportamentale potrà manifestarsi soltanto quando la maggioranza dei popoli (individui, famiglie…) comprenderà e Sentirà l’Unità della Vita e cioè che siamo un Tutt’uno e che facciamo parte dello stesso organismo vivente. Se ciò accadrà, sarà naturale cooperare per il bene comune, per il «Tutto» e quindi vincere i cronici egocentrismi.
Allo stato attuale, nella nostra interiorità ancora ci sentiamo separati e indipendenti e il nostro bene individuale per noi prescinde da quello degli altri, perché non sentiamo di far parte di una Unità.
Per tale ragione, il cambiamento al quale siamo chiamati per proseguire la nostra vita sulla Terra, è, prima di tutto, psichico e interiore, al fine di consentirci di sentire effettivamente con il nostro organismo che una parte di noi è veramente (e non metaforicamente) dappertutto … anche negli altri popoli e nella Natura tutta: da questo nuovo Sentire interiore nasce in noi la spontanea cura degli interessi del «Tutto», la ricerca dell’equità nelle relazioni e la presa di coscienza che le nostre tendenze antagoniste sono forme di avversione verso la nostra stessa persona.
In sintesi, per evolvere verso una umanità fraterna siamo chiamati a:
1) ampliare la coscienza, dalla separatività all' Unità;
2) identificarci con la nostra natura Divina;
3) identificare i nostri interessi con gli interessi Universali, di
"Tutto" l'Organismo, come percepito dalla nostra natura
divina.
Peraltro, questo “senso di unità”, dicono gli scienziati Capra e Luisi, «è pienamente confermato dalla comprensione della realtà della scienza contemporanea [...] ci sono molte somiglianze tra la visione del mondo mistico, sia orientale che occidentale, e la concezione sistemica della Natura che si sta sviluppando in molte discipline scientifiche [...]. Quando guardiamo al mondo che ci circonda, scopriamo che non siamo gettati nel caos e nel caso, ma facciamo parte di un ordine importante».
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Se arriviamo, dunque, ad ampliare la nostra coscienza, sentiamo effettivamente che siamo tutti uniti e connessi in quanto rappresentiamo una unità.
Scriveva il fisico Marchi in "La scienza dell’Uno": "Perché non si è capito che si è già dappertutto, sia nel visibile che nell’ invisibile? … che la violenza e l’odio è l’Uno che attacca Se Stesso?"
Affermava Deunov che "esiste una Legge nella Natura: la Legge dell’Unità... Nella Legge dell’Unità vi è anche la Legge della Moltitudine... È reale ciò che lega tutte le proprie parti in un’unità. E quando noi parliamo di Dio quale principio, di Dio come Amore, noi intendiamo con questo ciò che lega tutte le anime viventi in un’unità...se l’uomo pensa a Dio e Lo vede separatamente solo in alcune facce, cioè solo nelle sue parti, egli non ha ragione. Pensate a Dio come a qualcosa di intero. Pensate a tutte le parti del Tutto, non solo ad alcune. Dio si manifesta anche negli esseri più piccoli quali parti di Lui, ma contemporaneamente si manifesta anche nel Tutto, ciò che chiamiamo una Legge di Unità o grande Legge dell’Amore. Pensando al Tutto, l’uomo deve considerare in sé tutte le sue parti" (www.beinsadouno.it/)
Teilhard de Chardin scriveva che i centri riflessi del mondo non costituiscono effettivamente altro che «uno con Dio». La materia porta “ab initio” la "coscienza" come principio organizzativo e ciò fa sì che l'evoluzione non sia processo solo deterministico, ma anche fondamentalmente teleologico: l'evoluzione dalla pre-vita (mondo inorganico) alla vita (“biosfera”) tende alla produzione del mondo dell'uomo e del pensiero (“noosfera”) , come al suo fine ultimo. L'uomo non è però il punto finale: l'universo e l'uomo tendono a quello che viene dal gesuita definito come punto Omega, costituito dal Cristo cosmico, punto di aggregazione di tutta l'umanità (www.instoria.it/home/pierre_teilhard_chardin.htm)
Hermann Hesse scriveva nel Credo: "in nulla al mondo credo tanto profondamente, nessun’altra idea mi è altrettanto sacra quanto quella dell’unità: l’idea che l’universo sia un’unità divina, che ogni dolore, ogni male consista solo nel fatto che noi individui non ci sentiamo più come parte inscindibile del tutto, e che l’io considera se stesso troppo importante […] C’erano anche altri individui, certo, non ero solo, c’era una quantità di uomini la cui intera vita è stata una bellicosa autoaffermazione dell’io contro gli altri, ai quali l’idea dell’unità, dell’amore, dell’armonia era ignota ed estranea, e sarebbe parsa stolta o fiacca; anzi, l’intera pratica religiosa dell’umanità moderna, in genere, consiste in una glorificazione dell’io e della sua lotta: cosa che può appagare soltanto gli ingenui, i forti, integri primitivi; ai consapevoli, a coloro che il dolore ha reso veggenti, diversi, è stato vietato di trovare appagamento in questa lotta; per costoro la felicità è concepibile solo nella dedizione di se stessi, nell’esperienza dell’unità. L’unità che io venero dietro il molteplice, non è una noiosa, grigia unità di tipo cerebrale o teoretico. Ma è la vita stessa..."
«Chi avvicinerà la scienza dello spirito, quale oggi si presenta, ne sarà preservato da non pochi pregiudizi, anche da quello che il mondo soprasensibile sia stato creato dalla paura e dal bisogno. Chi riuscirà a conquistarsi questa veduta, non verrà nemmeno più ostacolato dal timore che l'occuparsi di scienza dello spirito possa estraniarlo dalla realtà pratica della vita; ma riconoscerà invece che una scienza dello spirito rende la vita più ricca e non più povera. Essa non porta certo a sottovalutare la telefonia, la tecnica ferroviaria o la navigazione aerea; ma insegna a scoprire altri valori per la vita pratica, di cui attualmente non si tiene conto, poiché si crede soltanto al mondo dei sensi, cioè non alla realtà intera, ma solo a una parte di essa.» (Rudolf Steiner, Dalla cronaca dell'akasha)
Giordano Bruno osservava che "Le cose nel mondo derivano dalle idee, idee a loro volta emanate dall'intelletto universale che le contiene tutte infinitamente e totalmente. Se la sorgente è dunque unica, Bruno conclude che necessariamente tutte le cose nel mondo devono allora conservare in qualche modo la matrice comune: «uno solo l'ordine, uno solo il governo». Bruno intuisce così l'esistenza di un ordine universale, una catena infinita di connessioni che unisce ogni cosa a tutte le altre come parti di un unico organismo" Fonte: wikipedia |
Noi pensiamo, afferma l’etologo De Wall, di essere isolati, mentre in realtà «occupiamo dei nodi entro una fitta rete che ci connette tutti sia nel corpo sia nella mente. Questa connessione non è un mistero». Con il concetto di rete, precisa il sociologo Donati, «non si intende solo evidenziare che gli individui esistono in un contesto di relazioni, ma che c’è una relazione fra questi legami ossia che ciò che accade tra due nodi della rete influenza le relazioni fra gli altri nodi, sia quelli più adiacenti sia quelli più distanti».
Come ci ricorda Ervin Laszlo, «la visione tradizionale della separazione gli uni dagli altri non è più basata sulla scienza. Questo deve cambiare, oggi è importante avere una visione più vasta che vede noi stessi come elementi di un processo più grande, di un processo co-evolutivo. Questo cambiamento è necessario e io penso sarà decisivo nei prossimi anni. Oggi, il ruolo dell’educazione e della scuola sono essenziali».
Solo questo nuovo Sentire, inteso come comprensione profonda, da promuovere e coltivare sul piano educativo, è in grado di generare nuovi comportamenti di valore.
Questo ampliamento di coscienza non avviene, però, automaticamente ma richiede un nostro lavoro interiore!
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Per dare un senso costruttivo alla nostra riflessione, dobbiamo chiederci a questo punto in cosa consiste questo lavoro, ovvero, quale percorso possiamo compiere per superare la coscienza di separatività, fonte di antagonismo e sofferenza, per assaporare la coscienza di Unità e Fraternità.
Come possiamo percepire interiormente gli interessi del "Tutto" e non solo quelli di una singola parte la quale è in potenziale antagonismo con il mondo?
Come possiamo sentirci “cittadini dell’Universo”, non sul piano meramente intellettuale, oggi molti lo sono, ma sul piano etico-comportamentale nella vita collettiva?
A questo bisogno formativo, senza voler sminuire altre pedagogie, fornisce espressamente una risposta profonda e articolata l'Insegnamento di O. M. Aïvanhov.
Oscar di Montigny in un recente libro (Il tempo dei nuovi eroi, Oscar Mondadori) fa sua questa riflessione di O. M. Aïvanhov sui requisiti che un essere umano deve possedere per potersi definire “morale”:
«Un essere diventa veramente morale soltanto quando in lui si risveglia la sensibilità a tutto ciò che è collettivo, universale, cosmico. Questa facoltà gli permette non solo di entrare nell’anima e nel cuore degli altri, ma anche (se gli capita di farli soffrire) di provare egli stesso il dolore che infligge a quegli esseri, e di conseguenza egli cerca di riparare. Un giorno, gli esseri umani dovranno capire che tutto quello che fanno agli altri (il bene come il male) è anche a sé stessi che lo fanno. In apparenza, ogni essere è isolato, separato dagli altri, ma in realtà, sul piano spirituale, qualche cosa di lui vive in tutte le creature, in tutto l’Universo. Se questa coscienza universale si è risvegliata in voi, nel momento in cui agirete ai danni di qualcuno, sentirete che state facendo del male anche a voi stessi. E avviene altrettanto quando date il vostro aiuto e il vostro amore agli altri. Ecco il fondamento della morale: l’uomo inizia a percepire dentro di sé il male e il bene che egli stesso fa a sé o agli altri».
E proprio il “sentirsi parte”, questa possibilità offertaci dalla coscienza della quale siamo dotati, è la chiave di volta del cambiamento verso la fraternità e la collettività.
Poiché quando ciò accade, cioè quando sentiamo nel nostro cuore, in
tutto il nostro organismo, l’Unità e la comune filiazione di tutti
gli esseri, diventiamo necessariamente fraterni. In assenza di questo
stato interiore di coscienza, le idee proclamate intellettualmente
non generano comportamenti coerenti.
Per tale ragione, la fraternità deve essere intesa, innanzitutto, come uno stato di coscienza attraverso il quale sentiamo il legame fraterno e siamo nel contempo consapevoli di questo nostro sentire.
Quando la vita della nuova coscienza, affermava Peter Deunov (il quale ha trasmesso importanti metodi pedagogici per la Fraternità Universale, alcuni dei quali presenti e valorizzati nell'Insegnamento di Aïvanhov) «entrerà in noi, avremo una nuova filosofia e un nuovo modo di pensare, ci sentiremo tutt’uno con il nostro prossimo».
La coscienza di fraternità e unità non è, quindi, acquisibile in attuazione di doveri formali in quanto essa, quando si manifesta effettivamente, genera spontaneamente attitudini pacifiche, cooperative e costruttive.
Peraltro, il sentire, ci spiega lo scienziato Damasio, è il contenuto naturale degli stati di coscienza.
Tutto il volere, afferma Herder, «comincia certamente dal conoscere, ma tutto il conoscere diventa tale mediante la sensazione».
Anche la pedagogia di Steiner pone l’accento sullo sviluppo della “sensibilità” del bambino.
Il sentire, sostiene De Monticelli, permette la percezione dei valori, la costruzione dell’identità morale, in senso lato, delle persone.
In altri termini, la comprensione della fraternità implica il provare con il proprio organismo l’esperienza del legame interiore con tutti gli esseri.
Questa sperimentazione non può avvenire, soltanto, quando si scrive o si parla in pubblico (come accade nella cultura intellettualistica o nella religiosità priva di spiritualità) ma in tutte le manifestazioni della nostra vita: quando ci nutriamo, lavoriamo, ci relazionamo nella vita di coppia e famigliare, etc. Il sentire deve coinvolgere l'organismo e non una sua piccola parte.
Educare a sentire, e non solo a pensare di far parte dell’Universo, è dunque il nucleo fondamentale di una pedagogia per la Cittadinanza Globale e la Fraternità, tenendo conto che è il modo di vivere quotidiano ad agire sul sentire e sulla coscienza.
Occorre, quindi, una pedagogia dedicata alla sacralizzazione degli atti della vita quotidiana in quanto la coscienza può arrivare a farci sentire questa unione quando è influenzata beneficamente dal nostro modo di vivere.
Chi vive in questo stato di coscienza fraterna non si sente separato dagli altri e non nutre in sé i germi che producono comportamenti antagonisti e violenti. Chi, invece, vive in uno stato di coscienza ove sente, soprattutto, la separazione, nutre potenzialmente attitudini antagoniste e ostili.
O. M. Aïvanhov ha dedicato a questo percorso di ampliamento della coscienza un rilevante e prezioso apparato filosofico e pedagogico. Egli ha progettato, per rispondere a questo bisogno di cambiamento epocale, Scuole di vita fraterna, tuttora operative, e un Insegnamento filosofico - pedagogico destinato a tutti, con metodi accessibili da parte di tutti: pensiamo, ad esempio, allo yoga della nutrizione, allo Yoga del Sole e alla educazione prima della nascita.
Tutti possiamo mangiare con amore e gratitudine, tutti possiamo vivere la sessualità e il concepimento come figli di Dio, tutti possiamo comportarci secondo bontà, tutti possiamo amare e rispettare la Natura e gli animali, tutti possiamo relazionarci spiritualmente con il Sole e la Natura, il Cosmo... quale che sia la nostra religione, il nostro livello culturale e sociale, il popolo di appartenenza.
Si può estrarre, a ben vedere, da questo Insegnamento uno Statuto Universale di Cittadinanza Spirituale dell'umanità tutta.
Bruno E.G. Fuoco, "Cittadinanza globale e società fraterna", Stella Mattutina Edizioni, Collana Universitaria Athena, Firenze, 2019, pagg. 259.
Preleva l'Introduzione e l'Indice dei capitoli del
Libro
Cittadinanza globale e società fraterna
principi e strategie per un approccio empatico e cooperativo alla vita
L’idea
di una “Cittadinanza Globale” è senza dubbio la migliore proposta
per far fronte alle sfide che la società contemporanea sta affrontando
a livello planetario.
L’unione e la convivenza fra i popoli, basata sul rispetto reciproco
e sul principio di “fraternità” – secondo cui gli esseri umani sono
consapevoli di appartenere a un’unica famiglia –, rappresentano il
vero fondamento di un’organizzazione di vita pacifica, ove i popoli,
lungi dall’approfittare gli uni degli altri, cooperano vicendevolmente.
Il “senso di appartenenza alla stessa comunità”, implicito nell’idea di cittadinanza globale, si traduce in “senso di appartenenza alla stessa famiglia” – il proprium della “Società Fraterna” –, al fine di trasformare radicalmente gli egocentrismi dei popoli e delle loro guide.
Per favorire questo “comune sentire” – auspicato da una saggezza millenaria – è indispensabile educare a questa nuova cultura del vivere civile.
Questo saggio, con dovizia di riferimenti, dà voce a tale prospettiva, illustrando le attitudini civiche che meglio esprimono l’idea di Cittadinanza Globale, a partire da una visione secondo cui il concetto di fraternità non rappresenta tanto l’espressione di un sentimento filantropico, di un’ideologia politica o di una dottrina religiosa, quanto piuttosto una filosofia universale di vita, dalla quale promanano attitudini civiche costruttive, pacifiche, leali, cooperative ed empatiche.
Avvertiamo il lettore che il libro è una edizione aggiornata del volume "Le nostre scelte nella Rete della Vita" pubblicato nel 2014.
Preleva l'Introduzione e l'Indice dei capitoli del Libro
Bruno
E. G. Fuoco, Stella
Mattutina Edizioni, 2019 -
Collana Universitaria Athena,
pagg. 259 - euro 18,00
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Cittadinanza
globale e società fraterna Principi e strategie per un
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Mattutina Edizioni, 2017 Collana
Universitaria Athena