Ricordi diretti (témoignage) alla Scuola del Maestro O. M. Aïvanhov: il ciclo di conferenze tenute nel 1985 in Francia. Riflessioni sull'Età d'Oro.

(Estratto dal libro "La Via Luminosa nella Vita Quotidiana secondo l’Opera di Omraam Mikhaël Aïvanhov", Stella Mattutina Edizioni, 2017).

 


Vi era una Primavera eterna, scriveva Ovidio, e gli zefiri con soffi tiepidi accarezzavano tranquilli i fiori (1).

Con queste parole famose lo scrittore latino iniziava la descrizione dell’Età d’Oro.

Questa espressione (Âge d’Or) sembra aulica e soltanto di natura letteraria. Dante nella Divina Commedia con altre parole allude all’Età d’Oro dell’umanità, al luogo ove risplende l’Eterna Primavera: «Quelli ch’anticamente poetaro l’età de l’oro e suo stato felice, forse in Parnaso esco loco sognaro. Qui fu innocente l’umana radice; qui primavera sempre e ogne frutto; nettare è questo di che ciascun dice» (2).

Queste parole sembrano molto distanti dalle possibilità umane, soprattutto, laddove lo sguardo si volga al presente, che appare muoversi nella direzione opposta, verso una sorta di età del ferro. Ma una ricostruzione di tal fatta non rispecchierebbe fedelmente la situazione umana.

Una parte dell’umanità è da tempo alla ricerca di una Vita divina sulla Terra.

Il problema è che essa, ancora, risulta essere una minoranza nel seno della collettività umana. Ma questa Era arriverà, noi lo crediamo. L’espressione Âge d’Or è ricorrente nelle conferenze di Aïvanhov per indicare una finalità da perseguire per il bene di tutta la collettività: uno stato di coscienza di pace e di gioia, una vita collettiva felice e luminosa.

Coloro che hanno potuto partecipare ai congressi nei Centri fraterni fondati da Aïvanhov, hanno potuto respirare effettivamente una Età d’Oro, come è accaduto all’autore di queste pagine, che ha potuto parteciparvi, ascoltando direttamente in Francia l’ultimo ciclo di conferenze tenute da Aïvanhov nel 1985.

Con questa osservazione vogliamo porre in luce che è stato possibile sperimentare nei congressi fraterni, effettivamente, una qualità della vita conforme ai valori di armonia, dolcezza, bontà, rispetto, onestà, spontanea laboriosità e condivisione.

Una vita poetica che iniziava all’alba per assistere al levar del Sole e terminava la sera, in una profonda comunione con la Vita e la Natura. Una vita scandita sia da momenti individuali che da momenti collettivi. Una vita che rafforzava l’individualità e nel contempo la armonizzava con la vita collettiva. Una vita sincera, onesta e leale ove ci si poteva guardare nella fiducia reciproca, senza sospetti e gelosie. Si sperimentava una vita piena di speranze, si toccava con mano la fattibilità di una vita collettiva straordinaria. Anche il lavoro su stesso, spesso denso di sofferenze e irto di difficoltà, appariva più agevole grazie alle benefiche energie di una vita collettiva armoniosa.

 

Gli eventuali inconvenienti umani erano trasformati con leggerezza e dolcezza. Si conduceva una vita fonte di ispirazione e di nuove intenzioni. Si prendeva pian piano coscienza, grazie al sapore e alla pienezza della nuova vita, dell’aridità della cultura esclusivamente intellettuale alla quale ci si era abituati, e della povertà affettiva di una vita sociale condotta in isolamento.

 

Si prendeva coscienza che la vera gioia e felicità dipendevano dalla qualità dei nostri pensieri e sentimenti con i quali ci nutrivamo, cioè dipendevano da noi: «Essere amati: ecco come la maggior parte degli esseri umani concepisce la felicità. Certo, essi sono comunque d’accordo sul fatto che anche loro debbano amare un po’, ma credono che la cosa più importante sia essere amati; ed ecco la prova: perché soffrono tanto, quando scoprono che l’essere che amano non ricambia il loro amore, o che non lo ricambia tanto quanto vorrebbero? Per essere felici, attendono che l’amore giunga loro dall’esterno.

 

Se non arriva o viene loro tolto, se ne sentono privi; non credono al proprio potere, alla propria capacità di amare; hanno bisogno di ricevere l’amore da qualcuno di esterno a loro. In realtà, per trovare la pace e la gioia, non dobbiamo aspettare che l’amore ci venga dagli altri, ma dobbiamo contare unicamente sull’amore che viene da noi stessi. Perché è in noi che si trova la sorgente dell’amore, e tale sorgente è inesauribile» (3). Si sentiva di far parte di una stessa famiglia, si avvertiva il calore spirituale di una famiglia umana e spirituale, nella piena libertà e cooperazione.

Ma cos’è l’Età d’Oro?, In effetti, «l’Âge d’or n’est rien d’autre que l’amour, l’entente et le bonheur mutuels» (4).

 

L’attività meditativa e contemplativa, la lettura e l’ascolto di conferenze non restavano confinate in un piccolo angolo del nostro essere, non si concretizzavano in attitudini attoriali, ma si manifestavano in affetto, in sguardi leali e sorridenti, in pensieri luminosi, in rette intenzioni di cambiamento.

Si aveva la consapevolezza di partecipare a un grande progetto di cambiamento della vita individuale e collettiva, si avvertiva e si constatava la presenza di un Maestro che era riuscito a realizzare davanti a noi l’Età d’Oro che egli proponeva all’umanità. Se si conduce una vita pura, avvertiva Aïvanhov, nella bontà e nel disinteresse, e con l’esercizio delle pratiche spirituali, la vita inizia a cambiare, ci si libera e ci si trasforma. Di conseguenza «nuovi risultati appaiono nella nostra vita in un crescendo di meraviglie: la salute migliora, la forza aumenta e poi, la gioia viene!

 

Si comincia a comprendere meglio, la volontà si rafforza, ci si sente legati all’Universo e infine ci si sente figli di Dio e si riconosce l’unico Padre, il Creatore» (5).

 

In una conferenza del 1942 Aïvanhov spiegava in questi termini l’amore spirituale:

«Questo amore è uno stato di coscienza nel quale tutti gli esseri devono entrare e vivere. Essi sono preparati per questo. Non si può descrivere […] ma si può sentire […], non si può spiegare uno stato di coscienza a chi non è pronto a viverlo […] tutto ciò che si può fare è condurlo, a poco a poco, verso questo stato […] il mezzo per far comprendere questo amore agli esseri umani consiste nel condurli a questo stato di coscienza di modo che essi possano sentirlo. Questo stato di coscienza ci permette di sentirci interiormente uniti con tutto l’Universo per il tramite di legami […]. Viverlo ci dà una pace straordinaria e una buona disposizione verso tutti gli esseri, una dolce disposizione verso tutte le creature […] verso tutto ciò che vive […] non si sa da dove proviene questa disposizione, ma semplicemente si manifesta […] viene e pervade tutto l’essere […] e siete felici» (6).

Questo amore di cui parlava Aïvanhov si respirava nell’aria. Favoriti anche dalla pratica del levar del Sole e della nutrizione vegetariana, assunta in collettività nel silenzio e nel raccoglimento interiore, preceduto da canti mistici, si apprendeva ad essere più vivi e gioiosi: «non bisogna essere duri, pietrificati, appesantiti, cadaverici, senza gioia, restare sempre nelle inquietudini, nelle tristezze e tribolazioni. Bisogna uscire un po’ da se stessi e manifestare entusiasmo e porgere nuovi sguardi, vivi e sorridenti agli altri, al mondo e a tutti gli esseri. Uno nuovo sguardo non è una operazione di maquillage: per cambiare lo sguardo, bisogna cambiare tutta la propria esistenza, il modo di agire e di pensare. Attraverso lo sguardo le nostre energie si riversano sulle cose e gli esseri (7). Bisogna dunque vivificare la propria esistenza per ricevere nuove ispirazioni (8).

 

Si sperimentava un nuovo modo di nutrirsi: se voi comprendete bene il senso della nutrizione e cercate per una decina di giorni di mangiare con attenzione, amore, animati dal sentimento che ciò che fate è sacro, le vostre cellule, spiegava Aïvanhov, si metteranno a cantare e voi vi sentirete immersi in una armonia e in una pace sconosciuta da cui non potranno allontanarvi i vari inconvenienti della vita quotidiana (9).

Si sperimentava che la vita collettiva condotta in fraternità con tutto il Creato è la porta di accesso al benessere e alla gioia: «Si è infelici perché non si vuole riconoscere che si vive in un mondo straordinario, il Cosmo di cui siamo una parte. Non si vuole ammettere che dobbiamo vivere in armonia con questo mondo ed avere con lui scambi corretti» (10).

 

Se noi “vogliamo vivere come vogliamo”, non rapportandoci al Cosmo a cui siamo intimamente legati, necessariamente, saremo infelici. Giacché «l’Armonia con il Cosmo apporta forza, gioia, intelligenza, bellezza e il resto. Vi è stato sempre detto che potevate tagliare, scavare, costruire, sfruttare e modificare il pianeta, senza che nessuno potesse reclamare qualcosa. Ma vi è una Intelligenza cosmica che veglia su ogni cosa e che ama molto coloro che si rivolgono a Lei e che vogliono conoscere i suoi piani, i suoi progetti. La filosofia che spiega come armonizzarci, sincronizzarci con la Natura ragionevole al fine di poter aiutarla nei suoi progetti e piani, è la più meravigliosa che ci sia. Noi mangiamo, beviamo, respiriamo, guardiamo, lavoriamo incosciamente. Ora bisogna sottomettere queste nostre azioni a questa Intelligenza, alla sua armonia e al suo ordine, è la vera scienza da studiare. Invece, facciamo tante esperienze, proviamo una gioia che dura un istante e poi subentra la tristezza e diciamo che la vita sulla Terra è amara» (11).

In realtà abbiamo con «orgoglio reciso i legami con le nostre radici e soffriamo. Noi dobbiamo fin dal risveglio accordarci, armonizzarci al Creato e per questo andiamo all’alba verso il Sole. Pregare, meditare […] ci aiutano ad armonizzarci, a pensare in modo giusto, a sentire belle cose e a compiere buone azioni. Siamo Esseri cosmici che abbracciano tutto l’universo […] questa coscienza ci dà gioia, nobiltà, luce […] noi riceviamo tutto dal Cosmo» (12).

E tutto ciò… è stato assaporato da coloro che hanno partecipato ai congressi fraterni svoltisi negli anni 1985-1986.

Queste esperienze vissute comprovano che la vita individuale e collettiva, appena descritte, non sono una utopia o esperienze non riproducibili.

L’espansione della coscienza verso il “noi”, verso la fraternità, è possibile, come hanno dimostrato anche grandi individualità apparse nella storia umana. Ma ciò che occorre in questa epoca è una cultura capace di illuminare, a favore di tutti, un percorso pedagogico, comprensibile e sperimentabile, per arrivare a elevare realmente la coscienza a partire dalla vita quotidiana.

A questo bisogno, a nostro avviso, dà una risposta compiuta l’Insegnamento di Aïvanhov, che appare come un unicum in quanto esamina tutta l’area dell’agire umano, prospettando, con argomentazioni e metodi, percorsi concreti di perfezionamento della coscienza in vista di una convivenza fraterna e universale. La più volte ricordata rilevanza “cognitiva” del modo di vivere del nostro organismo comprova che la qualità degli atti della nostra vita quotidiana (modo di pensare, di sentire, di nutrirsi, di amare, di respirare, etc.) agisce sulla nostra coscienza.

Ciò significa che qualunque trasformazione interiore o coscienziale esige non solo abilità intellettuali, ma una revisione e reimpostazione della qualità degli atti della vita quotidiana. Pertanto, se vogliamo promuovere la conoscenza e la coscienza della fraternità dobbiamo necessariamente coinvolgere anche il nostro cuore e tutto il nostro modo di essere e di vivere.

Possiamo affermare di aver conosciuto innumerevoli opere, testi di filosofia e di spiritualità molto elevati e molto importanti sul tema della fraternità e spiritualità umana. Ma la storia, a nostro avviso, non ci aveva ancora consegnato un’opera pedagogica dedicata completamente al “come” risvegliare e ampliare la coscienza, al “come” “tessere” gradualmente gli elementi di una coscienza fraterna in tutte le manifestazioni della nostra vita e a “come” raccordare la nostra vita vissuta sulla Terra ai valori di collettività e universalità: «Noi non abbiamo ancora raggiunto la Supercoscienza […]. Se avessimo questa coscienza ampliata noi sapremmo che la vita è una, che siamo tutti legati, che tutti gli esseri rappresentano una unità in questo oceano della vita universale, e sentiremmo sensazioni di gioia, di meraviglia, d’infinito […]. Ma la nostra coscienza attuale, essendo limitata, è una coscienza della separatività, e ci sentiamo esclusi da tutto, separati dagli altri uomini e dalla natura. La ragione d’essere della preghiera, della meditazione e delle altre pratiche insegnate è stabilire dei contatti, delle comunicazioni tra la natura inferiore e la natura superiore dell’uomo affinché la sua coscienza si elevi, si ampli e possa percepire la vera realtà» (13).

Questo Insegnamento spirituale offre un supporto teorico e pratico per l’elevazione della coscienza verso la Natura divina, per il passaggio “epocale” dell’uomo verso l’ulteriore sviluppo realizzativo della fraternità e unità. Il senso concreto dei metodi proposti dall’Insegnamento è, infatti, quello di «ricondurre gli esseri verso questa coscienza che essi formano tutti un’unità» (14).

Il sistema filosofico e pedagogico presente nell’Insegnamento apporta una nuova comprensione dell’esperienza umana e della vita quotidiana, nuovi metodi atti ad esprimere il nostro lavoro spirituale su noi stessi, nonché strumenti orientativi per autovalutare lo stato del nostro percorso interiore, consentendoci di entrare in contatto con la nostra Natura divina, al fine di identificarci con essa e poterla gradualmente manifestare sulla Terra, cioè nel nostro organismo psicofisico e a vantaggio della collettività.

 

Il Maestro Aïvanhov ha mostrato che esiste effettivamente nella nostra esperienza umana una “Via Luminosa” che possiamo percorrere sia per salire verso l’Alto (quando meditiamo, preghiamo… al fine di conoscere le qualità spirituali), sia per scendere sulla Terra (al fine di applicare i valori spirituali appresi negli atti della vita quotidiana). La Via Luminosa esige entrambi i movimenti.

Questa “Via Luminosa” può essere definita come il lavoro della nostra Natura divina sulla nostra materia umana (corpo fisico, pensieri e sentimenti), cioè sulla nostra Terra, con effetti altrettanto benefici per la Terra quale luogo collettivo.

Questa “Via Luminosa” può essere anche interpretata come il cammino di coloro che, spiritualizzando la materia, collaborano al Creato, a qualunque religione o credo appartengano, ovvero, come il cammino degli uomini di buona volontà che si sforzano di portare luce e calore nelle esistenze umane.

In questa “Via Luminosa” vi è anche la chiave trasformativa della vita sociale, come abbiamo già osservato, in quanto:

• sul piano dell’etica pubblica, l’attrazione interiore verso il disvalore è sostituita dall’attrazione per il bene comune (15);

• la sacralizzazione della sessualità, della maternità e della prima educazione favorisce, in via naturale, un mondo migliore, cioè la presenza di esseri umani non abbandonati a se stessi, ma educati da subito a esprimere comportamenti più evoluti, sereni e responsabili;

• la sacralizzazione della vita quotidiana e l’espansione della coscienza verso la fraternità generano comportamenti di cura, empatia e cooperazione fraterna con tutta la creazione e l’umanità nonché effetti benefici in tutte le manifestazioni della vita collettiva.


Anche lo scienziato Fritjof Capra, tra gli altri, sottolinea che la natura e gli esseri viventi non sono entità isolate, ma sono “sistemi viventi” in stretta interdipendenza: la vita interiore, la vita biologica, la vita sociale e la vita culturale sono uniti in una trama invisibile che deve essere studiata e amata. Dobbiamo lavorare, sostiene questo scienziato, in sintonia con essa (16).

Omraam Mikhaël Aïvanhov con vivo linguaggio spirituale ci ricorda analogamente che «c’è una immensa catena che lega tutti gli esseri viventi, tutti gli esseri umani sono vostri fratelli, vostre sorelle, imparate ad accettarli […]. Non imitate mai quelli che evitano gli altri col pretesto che sono inferiori a loro. Sta a ciascuno scoprire come stabilire veri contatti con gli altri. Il sapiente sia felice di dare il proprio sapere e il saggio di dare la propria luce. Il forte sia felice di sostenere il debole, e il ricco di aiutare il povero, e il debole e il povero siano riconoscenti di sentirsi aiutati! Tutti coloro che, in qualsiasi campo, rifiutano di far circolare le proprie ricchezze, sono come acque stagnanti: non scopriranno mai il senso della vita, poiché la vita esiste unicamente nella circolazione, negli scambi» (17).

 

Archivio articoli

Estratto da Bruno E. G. Fuoco, La Via Luminosa nella Vita Quotidiana secondo l’Opera di Omraam Mikhaël Aïvanhov, Stella Mattutina Edizioni, Collana Universitaria Athena, 2017.

Le note al testo possono essere consultate nel libro prelevabile in pdf

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L'Autore

 

Cittadinanza globale e società fraterna Principi e strategie per un approccio empatico e cooperativo alla vita

Stella Mattutina Edizioni 2019, Collana Universitaria Athena, 18 euro

Il Codice delle Leggi Morali, approccio olistico al cambiamento

 

L'edizione elettronica può essere prelevata gratuitamente

La versione cartacea può essere acquistata presso Feltrinelli

La Via Luminosa nella Vita Quotidiana secondo l’Opera di Omraam Mikhaël Aïvanhov

 

Stella Mattutina Edizioni, 2017 Collana Universitaria Athena

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