Attitudine alla rivalutazione del corpo fisico e del suo apporto cognitivo

    "L’organismo fisico che vive bene, in armonia… favorisce i processi cognitivi e agevola la generazione in noi di immagini mentali altamente benefiche le quali agiscono a loro volta favorevolmente sui nostri comportamenti”

 

 

 

Come abbiamo già riscontrato (cfr. modulo IX), l’intelligenza del corpo, degli organi e delle cellule è fondamentale anche sul piano del nostro sviluppo intellettuale e psichico. Il corpo non è una res, non è una macchina. Occorrono stili di vita rispettosi della nostra vita biologica: i danni provocati alle nostre cellule (pensiamo, ad esempio, al fumo e agli eccessi alimentari) non sono soltanto fisici ma anche psichici. Le cellule hanno una ricchezza percettiva e valoriale, possono depotenziarsi o sbocciare, simbolicamente parlando, come avviene ai fiori esposti ai raggi del Sole. Per queste ragioni, il corpo dovrebbe essere trattato come un tempio, facendo molta attenzione a ciò che introduciamo e a ciò che facciamo con lui (1). I nostri pensieri e i nostri sentimenti per esprimersi al meglio hanno bisogno di un corpo in salute. Il corpo fisico trascurato, non oggetto di affetto, perturbato da condotte improprie, costituisce un ostacolo alla nostra manifestazione psichica nella vita. Il corpo va reso sensibile e sempre più permeabile alle nostre facoltà interiori. Il corpo non è soltanto un mezzo per restare in vita sulla terra, è una compagna intrinseca della nostra vita grazie alla quale possiamo elaborare al meglio anche i contenuti mentali ed emotivi, come comprovano le evidenze scientifiche degli ultimi anni. Gli studi scientifici in tema di coscienza hanno attestato, infatti, l’importanza del corpo per lo sviluppo dei processi cognitivi. Il concetto non è scontato, se consideriamo l’elevata diffusione di comportamenti privi di amore per la propria salute, spesso incentivati dalla pubblicità commerciale la quale abbina la raffigurazione di presunti stati di gioia a condotte nocive quasi volesse dire: «guardate quelle persone come sono felici quando consumano un tal prodotto o compiono una certa azione». Ma a fronte di questi messaggi fraudolenti sono rari, purtroppo, i messaggi formulati a fini costruttivi e benefici.


Ad avviso di Scruton, dal “cogito” cartesiano in poi, l'idea dell'io come “omuncolo interiore” ha gettato un'ombra sulla nostra visione della persona umana e sul corpo. L'immagine cartesiana induce, osserva il filosofo, a credere che “traversiamo l'esistenza trascinando il corpo come un animale al guinzaglio, obbligandolo a piegarsi al nostro volere sino a quando, finalmente non crolla e muore. Il ragionamento che implicitamente facciamo può essere così esemplificato: ”Io sono un soggetto, il mio corpo è invece un oggetto: io sono io, lui è lui. In questo modo, il corpo diventa una cosa fra le cose […] un qualcosa che appartiene a me. Ed è precisamente questo il modo in cui il rapporto fra anima e corpo è visto nell'immagine commerciale. Esiste, però, un modo diverso di vedere le cose […] il mio corpo non è un qualcosa di mia proprietà ma la mia incarnazione, sono intrinsecamente unito a esso, ciò che viene fatto al mio corpo viene fatto a me. E ci sono modi di trattarlo che mi inducono a pensare e a provare cose che diversamente non penserei o non proverei. Quando ciò accade, non sono solo a esserne ferito: lo sono tutti quelli che mi amano, che hanno bisogno di me o che fanno riferimento a me. Perché ho danneggiato l'ambito su cui si fondano le relazioni” (2).

 

Possiamo aggiungere, a comprova della rilevanza del nostro corpo fisico, che le diverse rappresentazioni delle nostre esperienze soggettive dovrebbero o potrebbero essere correlate anche alle diverse qualità del nostro organismo fisico cioè della nostra “materia”. La scienza, puntualizza Di Francesco, non riesce ancora a dare contezza di come i processi elettrochimici nel tessuto cerebrale possano dare vita alla meravigliosa varietà della nostra vita interiore (con i suoi odori, sapori, le speranze, le gioie, i dolori, le gelosie, le ansie, gli slanci). La scienza cioè non ha mostrato come possano emergere gli innumerevoli stati qualitativi (tecnicamente detti qualia) da particelle, campi, forze, etc. (3). Si è detto che per spiegare come la rete neurale possa generare l’esperienza cosciente e le sue diverse qualità percettive, occorra far ricorso a un ingrediente aggiuntivo (4). La nostra riflessione non concerne “l’ingrediente aggiuntivo”, ma il fatto che la diversità delle nostre esperienze soggettive appare correlata anche al diverso livello percettivo delle nostre cellule, e quindi al loro stato di salute in senso psico-fisico. Cioè se la nostra vita quotidiana agisce sullo stato di salute degli organi e delle cellule, e quindi sul livello percettivo delle stesse, appare ragionevole ritenere, ad esempio, che la purezza, intesa anche come impiego armonioso e corretto del corpo e delle sue funzioni, così come l'amore, i pensieri e sentimenti altruistici, possano agire favorevolmente sulla vita dell’organismo e, quindi, favorire l’emersione di una coscienza maggiormente percettiva e sensibile. L’organismo fisico che vive bene, in relazioni armoniche, partecipa correttamente ai processi cognitivi e agevola la generazione in noi di immagini mentali altamente benefiche le quali agiscono a loro volta favorevolmente sui nostri comportamenti. Quanto più sacralizziamo il nostro organismo in azione (quando si nutre, pensa, ama, agisce) tanto più giungono alla nostra coscienza effetti benefici. Ervin Schrödinger rilevava che “le impressioni che riceviamo dall'ambiente dipendono moltissimo dalla natura e dallo stato in cui si trovano i nostri sensi ma inversamente l’ambiente stesso che desideriamo cogliere viene da noi modificato soprattutto dai dispositivi che abbiamo predisposto per osservarlo […] non c’è separazione tra mondo reale e mondo percepito” (5). Questa semplice riflessione corrobora l’idea che lavorare sulla nostra “materia”, cioè rispettare il corpo in termini fisici e psichici è fondamentale. Mangiare, respirare, pensare, amare […] sono tutte attività, come ha ben illustrato Aïvanhov, con le quali, consciamente o inconsciamente, lavoriamo anche sulla “nostra materia” psicofisica. Migliorando la qualità della nostra “materia”, miglioriamo le nostre percezioni, le nostre immagini e i nostri comportamenti. Gli scienziati oggi ci dicono, infatti, che “essere, sentire, agire e conoscere, rappresentano diverse modalità delle nostre relazioni corporee con il mondo” (6).

Questa consapevolezza è molto importante nel contesto sociale attuale, in quanto il corpo è oggetto di una forte azione svalutativa da parte delle esigenze del mercato generatore di illusori stili di vita. Il mercato ha bisogno che il corpo sia trattato o come fonte di piacere oppure come semplice macchina da manutenere. Questi stili di vita, tra le altre cose, sviliscono il fondamentale apporto cognitivo che il corpo può recare nella nostra vita, creando una sorta di catena cognitiva ed emotiva a nostro carico.

 

 

1. O.M. Aïvanhov, Conférence “Comment traiter le corps physique”, 8 septembre 1958, Prosveta. Idem, “L’amore trasforma la materia” in Opera omnia n. 12, Prosveta.
2. R. Scruton, La Bellezza. Ragione ed esperienza estetica cit.
3. M. Di Francesco, conferenza “La coscienza e il cervello”, Genova, 26 febbraio 2014, www.palazzoducale.genova.it.
4. F. Capra - P.L. Luisi, op.cit., p. 329.
5. Citato da L. Boff - M. Hathaway, op.cit., p. 306.
6. M. Ammaniti e V.Gallese, La nascita della intersoggettività cit., p. 11. "L’importanza del corpo è stata messa in evidenza in modo indiretto dalle ricerche sul sistema olfattivo di due neuroscienziati, Richard Axel e Linda Buck i quali nel 2004 ricevettero il premio Nobel per la medicina. I loro studi evidenziarono l’esistenza di una sorta di mappa sensoriale stereotipata nella corteccia olfattiva grazie alla quale determinati odori sono universalmente recepiti come gradevoli o sgradevoli. Una scoperta importante non solo per la medicina, ma anche per la filosofia giacché ha rivelato la complessità delle sensazioni, nella fattispecie di quella olfattiva ed ha avvalorato quanto già sosteneva Aristotele che “non c’è nulla nell’intelletto che prima non sia passato per i sensi”, ossia che l’esperienza sensibile è la base dello sviluppo di ogni conoscenza, ivi inclusa quella scientifica.
Il corpo, inoltre, è indispensabile anche per “rivelare” l’essere umano: l’espressione delle emozioni ed i gesti corporei non sono riducibili esclusivamente alla neurofisiologia, ma parlano e dicono dell’uomo. Senza corpo l’uomo non potrebbe abitare il mondo, esprimersi e comunicare, ma questo corpo connota il suo agire in una certa direzione, poiché ognuno nasce con determinate caratteristiche fisiche e temperamentali ed è collocato in una situazione corporea già definita" cfr. M. T. Russo, Etica del corpo tra medicina ed estetica, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2008.

“C’è una rete della vita che unisce la vita interiore, la vita biologica, la vita sociale, la vita culturale…Questa trama invisibile va studiata, compresa e amata”

“Se l’ideale è come una mappa… l’ideale del perfezionamento individuale nella prospettiva della fraternità universale esprime la mappa più estesa, più ricca di percorsi cioè di potenzialità cognitive ed emotive”

“Il dipanarsi della vita è oggettivamente condizionato dalle intenzioni, cioè dalle finalità che ciascuno si autoprefigge in quanto queste ultime dànno senso alla nostra interpretazione del mondo, al nostro ruolo nel mondo”

Gli esseri umani sono predisposti a essere empatici, a identificare quello che provano gli altri, a condividere i loro sentimenti con un’emozione corrispondente, ad accogliere le loro gioie e i loro dolori

Se non ci disperdiamo in attività che ci indeboliscono, scopriamo che è proprio nelle azioni più semplici e più quotidiane che la vita ha nascosto i suoi veri tesori. Respirare, nutrirsi, camminare, aprire gli occhi sulla natura, amare, pensare... Ecco i veri doni della vita”

"L’organismo fisico che vive bene, in armonia… favorisce i processi cognitivi e agevola la generazione in noi di immagini mentali altamente benefiche le quali agiscono a loro volta favorevolmente sui nostri comportamenti”

“Ogni vita richiede una scienza: la vita della pianta che vuoi coltivare... la tua stessa vita che devi sviluppare. Per vivere, bisogna saper vivere”

“Una comunità che non sa esprimere e valorizzare le attitudini cooperative è più povera di capitale sociale e civile e avrà maggiori difficoltà ad attivare circoli virtuosi di sviluppo”

“Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva e non giovi a un nobile scopo”

“Non si tratta soltanto di adottare stili di vita improntati alla sobrietà ma di aprire la nostra coscienza, nel quotidiano, agli interessi sensibili della Rete della Vita… dalla crescita quantitativa dobbiamo arrivare alla crescita qualitativa”

“Non possiamo essere affidabili verso la collettività se siamo schiavi di debolezze a causa delle quali l’interesse collettivo è potenzialmente subordinato a quello personale”

 


“Non dobbiamo essere come una voragine che prende senza restituire, ma dobbiamo restituire ciò che ci è stato dato"

“Dobbiamo proteggere le risorse naturali, la sacralità della Natura, ma occorre proteggere anche la sacralità della vita interiore. In entrambi i casi, abbiamo risorse da rispettare”

“Quanto più espandiamo il senso della nostra appartenenza, tanto più aumentiamo la mappatura del mondo su di noi, e quindi le nostre capacità intellettive ed emotive”

 

PRIMA PARTE

Riflessioni storiche sul nostro travaglio collettivo e individuale

Modulo 1. Premessa storica. Riflessioni sull'evoluzione nella società delle idee laiche di solidarietà e fraternità.

SECONDA PARTE

Ricognizione del pensiero recente, maturato in tema di cooperazione e fraternità in prospettiva laica e sociale

Modulo 3. L’appello della cultura, nell’era della globalizzazione e delle interdipendenze, al valore di cooperazione, indispensabile quanto la libertà e l'uguglianza.

TERZA PARTE

La società e la Rete della vita. Riflessioni a supporto delle nostre scelte e di un possibile percorso di cambiamento verso una coscienza aperta agli interessi della collettività.

QUARTA PARTE

Ripensare le basi concettuali dell’educazione alla cittadinanza. Alle radici della questione morale...

Modulo 11 bis Il processo di adeguamento interiore alle prescrizioni civiche

QUINTA PARTE

Linee di sviluppo di nuove attitudini concrete, espressive dei valori di cooperazione, empatia...

Modulo 12. Mappa delle attitudini significative in coerenza con la visione sistemica della Vita

Attitudine a percepire la comune appartenenza alla Rete della Vita. La cura di se stessi
Attitudine alla scelta degli Ideali, pensieri e sentimenti per manifestare comportamenti civici
Attitudine alla scelta delle intenzioni
Attitudine alle relazioni empatiche. La rilevanza civica della empatia
Attitudine alla rivalutazione e alla sacralizzazione della vita quotidiana
Attitudine alla rivalutazione del corpo fisico e del suo apporto cognitivo
Attitudine a sperimentare il gusto e la pienezza della vita: la “scienza della Vita”
Attitudine a valorizzare il bene relazionale e i beni comuni
Attitudine alla rivalutazione del lavoro
Attitudine al dimensionamento dei bisogni individuali
Attitudine all'assunzione delle cariche pubbliche. L’esempio
Attitudine a relazioni improntate ai valori di giustizia
Attitudine al rispetto dell’ambiente interiore ed esteriore
Attitudine a vivere come cittadino dell’Universo