.

    Attitudine alla scelta degli Ideali, dei pensieri e sentimenti per manifestare comportamenti civici

    “Se l’ideale è come una mappa… l’ideale del perfezionamento individuale nella prospettiva della fraternità universale esprime la mappa più estesa, più ricca di percorsi cioè di potenzialità cognitive ed emotive”

 

 

 

 


2. Attitudine alla scelta degli Ideali, dei pensieri e dei sentimenti per manifestare comportamenti civici.


2.1. L’aspirazione a sviluppare la natura cooperativa, abbiamo già evidenziato, richiede una attività ordinatrice dei molteplici impulsi ed energie che abitano in noi, cioè una autoeducazione interiore. Questa attitudine deve essere sviluppata in sede formativa per acquisire gli strumenti grazie ai quali ciascuno può diventare consapevole della propria natura egocentrica e altruistica e riconoscere, gradualmente, nelle varie circostanze della vita, il tipo di natura che affiora nella propria coscienza e negli atti della vita quotidiana. Questa consapevolezza è la premessa per la libera scelta del nostro Io. Per prendere coscienza di questa opposizione fisiologica che alberga in noi, “è necessario osservarsi, e purtroppo la maggior parte degli esseri umani mescola tutto: per essi, i pensieri e i sentimenti inferiori sono della medesima natura dei pensieri e dei sentimenti superiori; non sanno distinguere gli uni dagli altri”(
1).


Occorre essere consapevoli del fatto che le idee che abbiamo in mente, spesso non elaborate personalmente, non sono neutrali nella nostra vita concreta. Non può essere libero, afferma Morin, colui che non si rende conto di quale impatto abbiano i propri pensieri sulle sue scelte e sui suoi comportamenti: ”un’etica del pensiero ci richiede di essere vigili circa le idee che possediamo e da cui siamo posseduti”
(2).


Le idee, ricorda Schumacher, sono filtri tramite i quali pensiamo, sentiamo, interpretiamo il mondo, e ne facciamo esperienza. Ma “se le idee-valori che abbiamo in mente sono prevalentemente modeste, deboli, superficiali e incoerenti, la vita apparirà insipida, non interessante, banale e caotica. Nei tempi moderni scarsa attenzione è stata data allo studio delle idee che costituiscono quegli strumenti per mezzo dei quali pensiero e osservazione procedono. Noi pensiamo con o attraverso idee e che quello che più in generale chiamiamo il pensare è l’applicazione di idee”
(3).


Abbiamo bisogno di un’autoeducazione interiore. È fondamentale sviluppare questo tirocinio che dura tutta una vita implicante la vigilanza e la selezione dei propri pensieri e sentimenti.


Questa consapevolezza ricercata tradizionalmente dai mistici, dovrebbe far parte del percorso pedagogico ordinario, nel rispetto del senso di misura correlato all’età e alle diverse predisposizioni. Questo tirocinio richiede cultura di vita interiore. I genitori dovrebbero essere, in effetti, i primi maestri. Se iniziamo il lavoro introspettivo, osserva Ricard, ci rendiamo conto che non è poi così faticoso: “al contrario, nonostante qualche difficoltà scopriamo rapidamente la gioia che scaturisce dallo sforzo, e che ogni progresso è una nuova soddisfazione. Abbiamo la consapevolezza di acquisire una libertà e una forza interiore sempre più grandi, che si traducono nell’attenuazione delle angosce e delle paure. La fiducia impostata sulla gioia di vivere si sostituisce all’insicurezza, e un appassionato altruismo all’egocentrismo cronico”(4).

 

FORZA DELLE IDEE


Oggi una parte dell’umanità, meno abituata all’esercizio attivo del pensiero, recepisce come propri gli input che in realtà provengono dalle comunicazioni di massa. Gli esperti sanno bene che è sufficiente toccare le pulsioni più istintive per condurre molte persone laddove hanno deciso che queste debbano andare. Questa capacità di asservire la coscienza è propria di chi “parla alla pancia” dei cittadini per stimolarne la rabbia o all’opposto la mollezza interiore. Ecco perché saper individuare le varie pulsioni, le loro logiche e apprendere a gestirle positivamente, è un dato irrinunciabile della propria libertà e affidabilità morale verso gli altri.

 

Le idee, scrive Galimberti, “lavorano comunque anche ad insaputa di chi non le conosce […] e senza ideali avvertiva Mannheim, l'uomo diventa una creatura dominata da meri impulsi” (5). Questa affermazione ci fa comprendere che un Ideale ci dà le energie mentali ed emotive per liberarci dal giogo degli impulsi egocentrici e consumistici. Un Ideale mette in azione le nostre potenzialità, la nostra identità e la nostra libertà. Un Alto Ideale ci permette di superare la concezione della vita come semplice sequenza di fatti contingenti.


Aïvanhov
ci ricorda che gli istinti contengono potenti energie: se cerchiamo di annientarli, corriamo il rischio di sfinirci in questa lotta e di annientare una parte della nostra vita. Allora, come dominare e orientare gli istinti? Nutrendo in se stessi un alto ideale. Sì, perché un alto ideale è il miglior trasformatore delle energie. Non appena poniamo un ideale molto elevato nel nostro cuore e nella nostra anima, le nostre energie sono obbligate a passare attraverso quell’ideale, ed esso si occupa di imprimere ai nostri istinti un’altra direzione, una direzione verso “l’alto”, appunto (6).

Ma gli ideali non vanno confusi con le semplici ambizioni: “Si vedono tante persone che si ostinano a cercare o a conservare posti, funzioni, ruoli… vogliono mostrare al mondo intero che nulla può fermarle… È bellissimo volersi superare… ma più che avere ambizioni è importante avere un alto ideale, il che non è affatto la stessa cosa. Sì, non si deve confondere l'ambizione sociale con l'ideale. L'ambizione, per come viene intesa normalmente, è diretta alla ricerca di successi visibili, tangibili, materiali, mentre un alto ideale cerca il progresso interiore, spirituale” (7).


Il tema degli ideali e dei pensieri riguarda tutti noi, coinvolge la nostra libertà e il nostro futuro e non può essere confinato nel campo delle mere astrazioni o delle discussioni filosofiche.

Giustamente, si è detto che una delle forze che concorre a trasformare l’ambiente in cui viviamo è “la forza di ciò che deve essere, cioè la forza delle idee. Noi percepiamo il mondo e le sue manifestazioni come qualcosa che può essere valutato positivamente o negativamente, ponendo a confronto la realtà delle cose come sono e come pensiamo che dovrebbero essere. Questa normatività può assumere forme diverse e la avvertiamo come la forza dei principi, quando ci riesce di identificarli: la forza del dovere morale, del moral point of view più in generale, o della coscienza, della legge, della fede, dei valori culturali come immagini del desiderabile, la forza del migliore argomento, la forza della giustizia, l’attrattiva di una buona vita” (8).
Pensiamo, ad esempio, alla influenza che può esercitare una determinata idea di “Natura” in noi: “le idee metafisiche hanno un forte potere normativo sui processi cognitivi e influenzano profondamente il processo di elaborazione dell’orizzonte di significati che direziona il nostro modo di abitare la terra […] l’idea di natura che la nostra mente condivide con l’ambiente culturale di cui si nutre, influenza e condiziona le nostre scelte in merito ai nostri comportamenti. L’idea di natura non è mai neutra, è come una mappa che autorizza o meno certi percorsi sul territorio” (9) .
Se l’idea può essere una sorta di mappa che contiene certi percorsi sul nostro territorio, allora, risulta fondamentale porsi nella vita Ideali elevati per esprimere potenzialità più elevate, cioè percorsi più significativi e arricchenti. Un grande Ideale è, in effetti, come una grande mappa ricca di percorsi diversi e di destinazioni elevate.
L’ideale di una vita egocentrica e consumistica, focalizzata sulle sole ambizioni e vanità sociali, esprime, invece, una piccolissima mappa con il suo seguito di pensieri e sentimenti generantisi automaticamente e con le sue modestissime destinazioni. In ragione di ciò, si potrebbe anche affermare: «dimmi quale ideali nutri e ti dirò la tua destinazione futura».
Però, un grande Ideale, soltanto se è amato, può produrre effetti dentro di noi, cioè può darci l’energia, la determinazione di voler raggiungere la destinazione prescelta. In caso contrario, i sentimenti, i desideri tendono a condurci nella direzione opposta a quella indicata dal piano razionale. I nostri comportamenti, in effetti, tendono a soddisfare, soprattutto, ciò che abbiamo veramente desiderato e non ciò che abbiamo ritenuto razionalmente (cfr. modulo XI). Ecco perché l’attitudine in esame, comprende necessariamente la scelta dei propri sentimenti affinché essi siano in sintonia con gli ideali scelti.

L’autoeducazione interiore ci aiuta così a prendere coscienza di come si attua in noi il processo di scelta e di come avviene l’adeguamento concreto ai valori che riteniamo giusti e che abbiamo liberamente selezionato. L’autoeducazione interiore è anche attitudine al miglioramento continuo in quanto ci permette di proseguire sul cammino prescelto, quale che siano le condizioni di vita del momento, apportando i continui aggiustamenti e le elaborazioni personali per proseguire sulla giusta rotta. La plasticità del cervello, accertata oggi scientificamente, comprova le facoltà creative e di cambiamento che possiamo imprimere nella nostra vita, in qualunque età,: “Un concetto fondamentale della neurobiologia moderna è che le connessioni del sistema nervoso possono essere modificate dall’esperienza, sia in termini funzionali sia in termini di struttura…Tali processi sono noti come fenomeni di plasticità neurale e rappresentano una proprietà caratteristica, ma non esclusiva, della corteccia cerebrale…Quando diciamo «Ho cambiato idea» asseriamo senza saperlo che qualcosa è cambiato nella funzione o nella struttura del nostro cervello. Questo perché le idee sono, per così dire, ‘stampate’ nei circuiti nervosi e non si può cambiare idea se non cambiando il ‘testo’ cerebrale che la descrive. La plasticità è una caratteristica peculiare del sistema nervoso in sviluppo; con il passaggio all’età adulta si verifica una notevole riduzione delle potenzialità plastiche dei circuiti nervosi, anche se una serie di studi ha evidenziato che un’adeguata stimolazione ambientale è in grado di indurre fenomeni di plasticità anche nel cervello adulto” (10). Non a caso, l’esperienza e l’apprendimento fanno nascere nuovi neuroni (11). In effetti, “il Dna non contiene l’esatto disegno di come sarà fatto il cervello del nascituro ma un generico bozzetto […] ciò lascia aperto un grosso margine all’indeterminismo. A quanto pare è la storia personale dell’individuo e non il suo codice genetico a determinare come sarà fatto il cervello” (12).


L’essere umano, si è affermato, possiede potenzialità multiple che vengono alla luce anche mediante l’interazione con l’ambiente. Precisamente, si è sostenuto che la nostra evoluzione sarebbe connessa a quattro livelli: genetico, comportamentale, culturale ed epigenetico (13).


2.2. La consapevolezza e l’orientamento dei propri stati di animo sono un ulteriore aspetto della “cura sui”. Oggi possiamo fruire di notevoli spazi fisici per muoverci fisicamente, di ampi spazi virtuali per connetterci virtualmente e di spazi psichici per provare una vasta gamma di piaceri e di emozioni. A fronte di questa espansione, forse, non abbiamo conquistato un maggiore grado di libertà e non abbiamo sperimentato nuovi stati d’animo portatori di benessere. In compenso è aumentata l’accessibilità a una vasta cultura che si occupa del governo dei nostri stati d’animo per vivere con maggiore libertà e dignità i vari momenti della vita.
Dal punto di vista del “sé inferiore” la libertà è la possibilità di dare libero sfogo a qualsivoglia impulso e piacere. Dal punto di vista del “Sé superiore” la libertà è il superamento della schiavitù dagli impulsi per esprimere la propria creatività e sperimentare stati d’animo positivi di gioia e benessere duraturi.
Gli sforzi compiuti per ottenere la nostra libertà dalla tirannia dell’ego, del sé inferiore, aumentano la nostra forza interiore. Ricard osserva che “l’esperienza dimostra che chi si è liberato dai diktat dell’ego pensa e agisce con una spontaneità e una libertà opposta alla costante paranoia generata dai capricci di un ego tronfio. Paul Ekman, uno dei più eminenti esperti della scienza dell’emozione, che si è dedicato in particolare allo studio di persone dotate di qualità umane eccezionali, fra i tratti fondamentali di questi individui riscontra “il balenare della bontà, una modalità d’essere che gli altri percepiscono e apprezzano e, a differenza dei tanti ciarlatani carismatici, una perfetta coerenza tra la loro vita privata e la loro vita pubblica”. Ma soprattutto “spicca l’assenza di ego: queste persone ispirano gli altri proprio grazie alla minima importanza che attribuiscono al loro status, alla loro fama, per farla breve al loro io. Non si preoccupano affatto di sapere se la loro posizione o la loro importanza sono riconosciute” (14) .

Ai fini del governo degli stati d’animo, la forza interiore è imprescindibile, tenendo presente altresì che gli stati d’animo non sono la conseguenza necessitata e predeterminata di eventi esteriori, come normalmente siamo abituati a pensare. Scrive sul punto un autorevole esperto in materia, Wayne W. Dyer: “Nella vita, tutti abbiamo da combattere grosso modo le stesse battaglie, tutti incontriamo difficoltà che si assomigliano. Disaccordi, conflitti […] la vecchiaia, la malattia, le catastrofi naturali, sono tutti eventi che pongono dei problemi a praticamente tutti gli esseri umani. Malgrado tali eventi, però, alcuni riescono ad evitare l'abbattimento e l'infelicità paralizzanti; altri invece crollano, cadono nell'inerzia. Quelli che riconoscono che i problemi fanno parte della condizione umana, e che non misurano la felicità dall'assenza di problemi, sono gli esseri più intelligenti che si conoscano, e sono anche i più rari. Imparare a dirigere se stessi comporta tutto un nuovo processo mentale, il quale può rivelarsi difficile perché, nella nostra società, troppe forze cospirano contro la responsabilità individuale. Devi contare sulla tua capacità di sentirti emotivamente come tu scegli di sentirti in un dato momento della tua vita… Gli stati d'animo non sono solo semplici emozioni che ti capita di provare: sono reazioni che tu scegli di avere. Se il responsabile delle tue emozioni sei tu, non sei tenuto a scegliere reazioni autodistruttrici” (15).
In effetti, molte sofferenze e violenze derivano dall’accecamento e attaccamento dovuti alla scarsa conoscenza e abitudine a padroneggiare le forze attrattive o repulsive che si originano nelle relazioni umane. I costi sociali connessi ai nostri comportamenti individuali sono presi in considerazione purtroppo, soprattutto, se ricadono nell’area dei comportamenti illeciti o nelle cronache giudiziarie. Come abbiamo appreso a utilizzare le energie della natura, parimenti, dobbiamo apprendere, sostiene Aïvanhov, a utilizzare le energie primitive che sono in noi (gelosia, collera, cupidigia, alterigia, vanità…). È solo una questione di esercizio e di tempo (16).
Ad esempio, noi usiamo, osserva Donati, uno stesso verbo ‘amare’ per riferirci a tante relazioni di tipo diverso (17). Appare importante, invece, essere consapevoli delle diverse declinazioni dei sentimenti che possiamo provare al fine di adottare comportamenti adeguati. Appare importante saper riconoscere le attrazioni, i sentimenti e l’amore in quanto essi possiedono differenti significati e diverse implicazioni comportamentali (18).
Il neurofisiologo Damasio ricorda che “se le emozioni sociali e i sentimenti corrispondenti non vengono adeguatamente dispiegati, e se il legame fra situazioni sociali da una parte, e gioia e dolore dall’altra, si rompe, l’individuo si trova nell’impossibilità di classificare nella propria memoria autobiografica l’esperienza degli eventi servendosi di quel marchio affettivo che servirebbe ad attribuirle la sua qualità ‘buona’ o ‘cattiva’. Questo precluderebbe di accedere a qualsiasi livello successivo nella costruzione dei concetti di bene e di male, e in particolare impedirebbe la costruzione, culturale e ragionata, di che cosa debba essere considerato buono o cattivo, in relazione al bene e al male che ne deriva“ (19).
Anche se il governo pieno degli stati d’animo è difficile, come tutti possiamo agevolmente riconoscere, è comunque fondamentale compiere sforzi in questa direzione al fine di riconoscere e non subire passivamente stati d’animo bloccanti la nostra forza interiore e la nostra autodeterminazione. Questi stati d’animo bloccanti sono anche provocati talora dal fatto che le difficoltà attuali di vita collettiva sono spesso raffigurate come forze sovrastanti il nostro “Io” e le nostre possibilità di reazione costruttiva (20).
Sarebbe importante che i genitori, invece, di sintonizzarsi sulle esigenze consumistiche del mercato, aiutassero per davvero i figli a percepire la forza interiore grazie alla quale è possibile far fronte a tante forze attrattive che cercano di condurci verso stati d’animo passivi e rinunciatari in presenza dei quali anche il nostro senso civico e l’autostima deperiscono.


2.3. In termini riepilogativi, l’attitudine all’autoeducazione interiore:
• sviluppa, soprattutto, la consapevolezza delle manifestazioni mentali ed emotive delle due nature (cooperativa ed egocentrica) che albergano in noi;
• sviluppa la consapevolezza delle relazioni che intercorrono tra le idee, pensieri e sentimenti e i nostri comportamenti concreti al fine di manifestare in misura maggiore la parte cooperativa;
• aiuta a superare il processo di “indebolimento delle nostre capacità di cambiamento a livello psico-spirituale” indotto dai prevalenti sistemi culturali e informativi i quali esercitano su di noi una oppressione oggettiva che produce una sorta di “impotenza interiorizzata” a causa della quale il “nostro spirito si anestetizza e smettiamo di vivere pienamente da esseri umani” (21);
• favorisce la scelta di un ideale elevato di vita quale strumento direzionale e unificante dei nostri sforzi e progressi, quale bussola di costante orientamento e aggiustamento, quale alleato nei momenti difficili della vita. L’ideale ci proietta in un orizzonte ampio nel quale i fatti contingenti che viviamo, anche se difficili, sono relativizzati e resi, malgrado tutto, utili sul piano della crescita personale.
Se l’ideale è come una mappa, l’ideale del perfezionamento individuale nella prospettiva della coooperazione fraterna esprime la mappa più estesa, più ricca di percorsi cioè di potenzialità cognitive ed emotive. L’ideale di vita che noi scegliamo è una destinazione, ma nel contempo è anche un faro che illumina i possibili percorsi, ma sta a noi camminare nella vita con “intenzioni appropriate” per raggiungere la nostra destinazione desiderata.

 

 

1. O.M. Aïvanhov, La chiave essenziale cit.
2. Citato da S. Contesini, L’etica e il pensare bene, www.fabbricafilosofica.it.
3. E.F.Schumacher, Small is beautiful: A Study of Economics As If People Mattered, 1973. Traduzione di F. Bossalino, w3.uniroma1.it.
4. M. Ricard, Il gusto di essere felici cit.
5. U. Galimberti, Parole nomadi, Feltrinelli, 2006, p.158.
6. O.M. Aïvanhov, Pensieri Quotidiani, 17 febbraio 2013. Idem, “L’alto Ideale” in Opera omnia n. 5, Prosveta.
7. Idem, Pensieri quotidiani, 18 gennaio 2004, Prosveta.
8. A. Ferrara, La forza dell'esempio. Il paradigma del giudizio, Feltrinelli, 2008.
9. M. Bonafini, Dispensa del corso di teoria e pratica di educazione ambientale, 2011, Università di Verona. Secondo Bonafini, modificare l’idea attuale di natura “non è facile in quanto ha profonde radici nella nostra cultura. Crescere dentro la costruzione della realtà elaborata dal pensiero occidentale significa respirare un’aria inquinata da una metafisica antiecologica. Secondo Bateson la nostra mente sarebbe contaminata da un’«ecologia di idee cattive» che inquinano il nostro pensiero e condizionano il nostro modo di vivere. Alla base degli atteggiamenti antiecologici ci sarebbe un insieme di idee filosofiche, scientifiche, religiose tipiche della cultura occidentale da riconsiderare criticamente. Secondo alcuni studiosi il problema chiave è il nostro modo di essere. La “vita della mente” non è solo luogo dell’elaborazione di informazioni e conoscenze, è anche luogo di immagini, visioni del mondo di tipo pre-giudiziale e pre-categoriale che si sottraggono all’azione critica e riflessiva del pensiero. Queste idee sono gli strumenti attraverso i quali il pensiero pensa e costituiscono il centro del nostro modo di essere”, ibidem.
10. L. Baroncelli, L. Maffei, Plasticità neurale, Dizionario di medicina, Treccani, 2010.
11. Cfr. “Cervello, l’esperienza fa nascere nuovi neuroni e sviluppa personalità”, Fatto Quotidiano, 9 maggio 2013.
12. E. Coco, Egoisti, malvagi e generosi. Storia naturale dell’altruismo, Bruno Mondadori, 2008, p. 184.
13. E. Jablonka, M. Lamb, L’evoluzione in quattro dimensioni, Utet, 2007. Nella prefazione del libro, M. Buiatti osserva che “la visione complessiva che Jablonka e Lamb ci propongono è profondamente diversa da quella fino a poco tempo fa tradizionale, che proponeva che la evoluzione avvenga solo per cambiamento del corredo genetico o meglio, per usare il linguaggio ed i concetti della genetica di popolazione neo-darwinista, delle frequenze degli alleli (i «varanti» dei geni) che costituiscono i patrimoni genetici degli esseri viventi. Per essere chiari tuttavia, questo non significa in alcun modo che i processi che si ipotizzavano precedentemente alla recente ondata di scoperte non ci siano. Naturalmente le frequenze alleliche variano ancora e in tutti gli organismi, la selezione naturale continua ad esistere e con essa anche i processi di mutazione e di deriva genetica. Le quattro forme di ereditarietà infatti interagiscono e non si escludono, come chiariscono Jablonka e Lamb, anche se hanno un peso diverso nei diversi organismi” ivi, p. IX.
14. M. Ricard, Il gusto di essere felici cit.
15. Wayne W. Dyer, Le zone erronee, Bur Rizzoli, p. 7.
16. O.M. Aïvanhov, Opera omnia n. 2, 2002, Prosveta.
17. ”Diciamo che Paride amava la moglie di Agamennone, che Achille amava il suo amico Patroclo, che i primi cristiani si amavano raccogliendosi nelle prime comunità religiose. Molte lingue, come l’italiano, hanno un solo verbo. Ma i greci usavano tre parole diverse: eros, philia e agape. Così, l’amore di Paride per Elena era eros, quello di Achille per Patroclo, suo amico era philia, quello dei cristiani delle origini che condividevano uno stato spirituale di amore fraterno e disinteressato era Agape” P. Donati, L’amore come relazione sociale cit., p. 15 e segg.
18. ”L’attrazione sessuale dipende soprattutto da elementi puramente fisici ed è pertanto soggetta a cambiamenti. Il sentimento è già superiore all'attrazione, perché può essere ispirato da fattori di ordine morale, intellettuale e spirituale. Ma anche il sentimento è mutevole; un giorno si ama, il giorno dopo non si ama più. L'amore, il vero amore è al di sopra dell'attrazione sessuale e del sentimento. Il vero amore non è un sentimento, ma uno stato di coscienza. L'amore, vissuto come stato di coscienza, si situa ben oltre le circostanze e le persone” O.M. Aïvanhov, Pensieri Quotidiani, 20 ottobre 2003, Prosveta; Cfr. Idem, Opere omnia nn. 14-15, Prosveta.
19. A. Damasio, Emozione e coscienza cit., p. 193.
20. L. Boff - M.Hathaway, op. cit., p. 168.
21. Ivi, p. 50. “L’impotenza interiorizzata” è quel qualcosa che ci impedisce di esprimere il nostro vero potere: quello interiore e quello di agire in condivisione con gli altri, cioè il potere intrinseco di ciascuno di noi (o empowerment) e il potere di agire in concerto con gli altri e di associarci in forme autenticamente partecipative, ivi, pp.158 e 580. Queste forme di potere sono state esaminate dalla sociologa S. Starhawk, Truth or Dare, 1987. La critica sociale, quando non è supportata da questi poteri costruttivi e progettuali, sfocia nel protagonismo egocentrico.

“C’è una rete della vita che unisce la vita interiore, la vita biologica, la vita sociale, la vita culturale…Questa trama invisibile va studiata, compresa e amata”

“Se l’ideale è come una mappa… l’ideale del perfezionamento individuale nella prospettiva della fraternità universale esprime la mappa più estesa, più ricca di percorsi cioè di potenzialità cognitive ed emotive”

“Il dipanarsi della vita è oggettivamente condizionato dalle intenzioni, cioè dalle finalità che ciascuno si autoprefigge in quanto queste ultime dànno senso alla nostra interpretazione del mondo, al nostro ruolo nel mondo”

Gli esseri umani sono predisposti a essere empatici, a identificare quello che provano gli altri, a condividere i loro sentimenti con un’emozione corrispondente, ad accogliere le loro gioie e i loro dolori

Se non ci disperdiamo in attività che ci indeboliscono, scopriamo che è proprio nelle azioni più semplici e più quotidiane che la vita ha nascosto i suoi veri tesori. Respirare, nutrirsi, camminare, aprire gli occhi sulla natura, amare, pensare... Ecco i veri doni della vita”

"L’organismo fisico che vive bene, in armonia… favorisce i processi cognitivi e agevola la generazione in noi di immagini mentali altamente benefiche le quali agiscono a loro volta favorevolmente sui nostri comportamenti”

“Ogni vita richiede una scienza: la vita della pianta che vuoi coltivare... la tua stessa vita che devi sviluppare. Per vivere, bisogna saper vivere”

“Una comunità che non sa esprimere e valorizzare le attitudini cooperative è più povera di capitale sociale e civile e avrà maggiori difficoltà ad attivare circoli virtuosi di sviluppo”

“Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva e non giovi a un nobile scopo”

“Non si tratta soltanto di adottare stili di vita improntati alla sobrietà ma di aprire la nostra coscienza, nel quotidiano, agli interessi sensibili della Rete della Vita… dalla crescita quantitativa dobbiamo arrivare alla crescita qualitativa”

“Non possiamo essere affidabili verso la collettività se siamo schiavi di debolezze a causa delle quali l’interesse collettivo è potenzialmente subordinato a quello personale”

 


“Non dobbiamo essere come una voragine che prende senza restituire, ma dobbiamo restituire ciò che ci è stato dato"

“Dobbiamo proteggere le risorse naturali, la sacralità della Natura, ma occorre proteggere anche la sacralità della vita interiore. In entrambi i casi, abbiamo risorse da rispettare”

“Quanto più espandiamo il senso della nostra appartenenza, tanto più aumentiamo la mappatura del mondo su di noi, e quindi le nostre capacità intellettive ed emotive”

 

PRIMA PARTE

Riflessioni storiche sul nostro travaglio collettivo e individuale

Modulo 1. Premessa storica. Riflessioni sull'evoluzione nella società delle idee laiche di solidarietà e fraternità.

SECONDA PARTE

Ricognizione del pensiero recente, maturato in tema di cooperazione e fraternità in prospettiva laica e sociale

Modulo 3. L’appello della cultura, nell’era della globalizzazione e delle interdipendenze, al valore di cooperazione, indispensabile quanto la libertà e l'uguglianza.

TERZA PARTE

La società e la Rete della vita. Riflessioni a supporto delle nostre scelte e di un possibile percorso di cambiamento verso una coscienza aperta agli interessi della collettività.

QUARTA PARTE

Ripensare le basi concettuali dell’educazione alla cittadinanza. Alle radici della questione morale...

Modulo 11 bis Il processo di adeguamento interiore alle prescrizioni civiche

QUINTA PARTE

Linee di sviluppo di nuove attitudini concrete, espressive dei valori di cooperazione, empatia...

Modulo 12. Mappa delle attitudini significative in coerenza con la visione sistemica della Vita

Attitudine a percepire la comune appartenenza alla Rete della Vita. La cura di se stessi
Attitudine alla scelta degli Ideali, pensieri e sentimenti per manifestare comportamenti civici
Attitudine alla scelta delle intenzioni
Attitudine alle relazioni empatiche. La rilevanza civica della empatia
Attitudine alla rivalutazione e alla sacralizzazione della vita quotidiana
Attitudine alla rivalutazione del corpo fisico e del suo apporto cognitivo
Attitudine a sperimentare il gusto e la pienezza della vita: la “scienza della Vita”
Attitudine a valorizzare il bene relazionale e i beni comuni
Attitudine alla rivalutazione del lavoro
Attitudine al dimensionamento dei bisogni individuali
Attitudine all'assunzione delle cariche pubbliche. L’esempio
Attitudine a relazioni improntate ai valori di giustizia
Attitudine al rispetto dell’ambiente interiore ed esteriore
Attitudine a vivere come cittadino dell’Universo